Un’analisi più “quantitativa” che “qualitativa”.
Qualche giorno fa lessi un articolo che ha riacceso il mio interesse per l’eterno dibattito tra i sostenitori del violino antico e di quello moderno. Da liutaio di strumenti moderni anch’io mi sono spesso interrogato sulla questione, ma senza avere le idee chiare su quale sia realmente la differenza di timbro tra i due.
Nell’articolo in questione Norman Pickering asserisce che i migliori strumenti antichi hanno un taglio di frequenze abbastanza netto al di sopra dei 5000Hz. Cosa che non hanno gli strumenti moderni! A lui sembrava un pregio tanto da cercare di ricrearlo nello strumento moderno. Questa affermazione mi ha scatenato una serie di riflessioni e portato ad approfondire l’argomento.
Contestualmente in questo periodo stavo ultimando un violino e stavo facendo le prove di regolazione aiutandomi anche con un analizzatore di spettro e notavo che il mio violino arrivava fin oltre i 20.000 Hz.
Nelle riflessioni che seguono cerco di analizzare se io, personalmente, voglio inseguire il suono del violino antico come mio suono ideale e se il cut-off sopra i 5000 Hz sia da considerarsi un “pregio” degli strumenti antichi.
Mi è tornato in mente un libricino che mi diede il mio Maestro Giorgio C’è all’epoca della scuola e che ha avuto un certo effetto su di me: “Il violino antico, un intoccabile feticcio?” di Giorgio Finale Montalbano, al quale ha contribuito con uno scritto e foto dei suoi violini. Nel libro si racconta di diversi grandi violinisti che, all’insaputa del pubblico, suonavano strumenti moderni mentre nel libretto nominavano strumenti importanti come Stradivari etc. Viene citato anche Henryk Szeryng che possedeva almeno 7 strumenti antichi di grande valore, ma in concerto preferiva suonare uno dei suoi strumenti moderni. Un fatto del quale nemmeno i critici o il pubblico esperto si accorsero.
In passato sono anche stati fatti molti test di ascolto, fatti “alla cieca”, che dimostrano come una platea di esperti musicisti e liutai non solo non era in grado di distunguerli, ma che spesso preferiva il violino moderno a quello antico. Probabilmente in molti conoscono i test fatti tra il 2012 e 2014 da Claudia Fritz e Joseph Curtin(*) che hanno avuto ampia risonanza mediatica. In pochi però sapranno che simili test erano già stati fatti da Konrad Leonhardt alla scuola di liuteria a Mittenwald nel 1966 e con i medesimi risultati!(**)
Ma vediamo ora come valutare la resa acustica di un violino nel suo massimio impiego ovvero come violino solista accompagnato dall’orchestra.
Sicuramente avrete notato che il suono di tutta una sezione di violini ha un suono molto diverso dal violino singolo. Il suono di tanti violini insieme risulta più denso ma meno definito, più diffuso e addolcito, mai tagliente come un singolo violino. Trovare una spiegazione scientifica di questo fenomeno non è facile, ma sembra che sia una complessa interazione di diversi effetti dovuti alle leggere differenze di intonazione e di fase o per l’effetto del “mascheramento acustico”. Il risultato è una notevole diminuzione degli armonici acuti.
La linea melodica solista per farsi sentire distintamente deve inserirsi proprio in questo “spazio” dello spettro lasciato libero dagli archi. I cantanti infatti si alenano a enfatizzare determinati armonici della loro voce che le permettono di emergere. L’archettaio Giovanni Lucchi aveva sviluppato insieme al Lichtenberger Institut un’analizzatore di spettro in tempo reale a questo proposito. Come per i cantanti anche i violini che vogliono emergere dall’orchestra devono produrre questi armonici acuti in particolare nelle zone intorno ai 3000, 5000 e gli 8000 Hz.
Il percorso fin qui descritto mi ha portato ad approfondire l’argomento:
è vero che i violini antichi tagliano dopo i 5000 Hz?
e qual è il contenuto armonico di un orchestra sinfonica?
Tutti sappiamo che il suono di uno strumento antico è più dolce e meno brillante di quello moderno, ma per averne la prova tangibile occorreva eseguire un’analisi spettrale su un campione di strumenti antichi. Fortunatamente sul CD-rom “Strad 3D” sono disponibili le tracce audio (fatte a “impact hammer”) di due Stradivari e un Guarneri del Gesù. Il risultato era molto evidente: tutti e tre presentavano un deciso taglio dopo i 5000 Hz circa e dopo i 10.000 Hz arriva quasi a zero.
In un interessante articolo del 2014 Eva e Heinz Dimigen(***) descrivono la loro ricerca sull’invecchiamento del legno. I risultati dimostrano che col tempo il modulo di elasticità del materiale aumenta ma che, allo stesso tempo, aumenta anche lo smorzamento (in ingl. “damping”) nel materiale, con tempi di radoppiamento intorno ai 150 anni! Qui lo smorzamento (damping) è da intendersi proprio come un “effetto sordina”.
Nella seguente immagine ho sovrapposto gli spettri del mio ultimo violino (nero), quello di una registrazione sinfonica (verde) (la media di circa 3 minuti di registrazione) e quello del violino “Plowden” di Guarneri del Gesù (viola).
Osservando in particolare la zona di frequenze sopra i 3000 Hz vediamo come il grafico del violino antico è quasi completamente coperto da quello dell’orchestra mentre il violiono moderno riesce più facilmente ad emergere.
L’azione del tempo sul materiale, come descritto negli studi dei Dimigen, ha fatto aumentare lo smorzamento nei violini antichi cancellando gran parte degli armonici acuti.
Queste osservazioni coincidono perfettamente con i risultati dei test di ascolto fatti da Fritz nel 2017(****) dove si valutava il potere di proiezione (la percezione a distanza) e dove gli strumenti antichi di alto pregio risultavano meno apprezzati degli strumenti moderni.
Sia Fritz che Montalbano concordono nel dire che forse gli strumenti antichi sono generalmente sopravvalutati e spinti più da interessi speculativi che da valutazioni oggettive. Purtroppo il mito del violino antico dura fino ai nostri giorni ed è una cosa con cui il liutaio moderno è costretto a confrontarsi quasi quotidianamente datosi che molti musicisti ancora inseguono questa chimera. E’ sicuramente vero che molto difficilmente un solista si esibirà in concerto con un violino dall’aspetto nuovissimo ma questo sembra essere una questioni meramente estetica! Semplicemente “non sta bene” un violino nuovo nelle mani di un solista! La questione estetica però si sembra essere risolta con l’avvento della “moda” degli strumenti antichizzati o copie.
In conclusione, posso affermare con sicurezza di essere un “liutaio moderno” che ricerca un suono contemporaneo. Piuttosto che concentrarmi sulla creazione di strumenti con una “voce particolare”, miro ad offrire un timbro ricco e completo, un’ampia tavolozza di colori da cui il musicista può attingere a piacere.
(*)https://doi.org/10.1073/pnas.1114999109
https://doi.org/10.1073/pnas.1323367111
(**)”Geigenbau und Klangfrage”, Verlag “Das Musikinstrument”, 1969
(***)FAMA Seminar Musikalische Akustik zwischen Empirie und Theorie, Hamburg 2014