Costruisco i miei strumenti secondo un metodo che vorrei definire scientifico-empirico. Scientifico perché si basa in gran parte su parametri numerici – empirico perché il giuidizio finale spetta sempre all’orecchio umano.
Mi piace pensare il violino (“violino” sta per tutta la famiglia degli strumenti ad arco) come un diffusore acustico particolarmente bello da vedere. Visto in una luce tecnico-ingegnieristica il violino è un apparecchio meccanico che, come tutti gli apparecchi meccanici, ha dei limiti in termini di efficienza. Dalla produzione della vibrazione attraverso l’azione dell’arco sulla corda, e via via per tutta la catena di trasmissione fino al suono udibile, ci sono perdite ad ogni passaggio. Lothar Cremer stimava che soltanto il 4% dell’energia applicata viene emessa sotto forma di radiazione acustica.
Gran parte della mia quasi ventennale ricerca era volta a minimizzare queste perdite per ottimizzare l’efficienza di questo complesso sistema meccanico chiamato “violino”.
Per motivi di sostenibilità ecologica ho deciso già diversi anni fa di non utilizzare più legni di specie minacciate di estinzione e li ho sostituiti con materiali equivalenti.